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architettura bioclimatica

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COSA E' L'ARCHITETTURA BIOCLIMATICA?




Introduzione

Da sempre l'uomo, anche in condizioni climatiche estreme e di particolare disagio ambientale, a qualsiasi latitudine e localizzazione geografica, ha avvertito la necessità di combattere la sua battaglia con la natura per difendersi dal freddo, dal caldo, dai venti, dalla siccità.

A questi problemi le risposte insediative e tipologiche degli edifici sono state a volte ingegnose, a volte giocate sul filo della sopravvivenza; sempre, comunque, hanno rilevato un impegno spinto ben al di là del puro adattamento. L'impegno del costruttore d'oggi è diventato quindi quello di produrre abitazioni che tengano conto del problema bioclimatico in termini di qualità della vita e di ragionevoli soluzioni impiantistiche e tecnologiche.

Una progettazione non energeticamente consapevole configurerebbe oggi un "non mestiere" dell'architetto.

S
oprattutto se si pensa che i consumi di energia per gli usi residenziali e per gli altri usi civili rivestono un'importanza particolare nel quadro energetico nazionale. Essi rappresentano oggi in Italia circa un terzo dei consumi energetici totali; ma la loro importanza relativa è cresciuta con la crisi energetica, che ha colpito soprattutto i consumi industriali, che si contraggono con la produzione, e non quelli civili, che vengono percepiti come irrinunciabili, a meno di intaccare un confort che è visto come una conquista irreversibile.

Ma c'èdi più: il riscaldamento degli edifici è una delle poche applicazioni in cui l'energia solare può portare già oggi un contributo economicamente competitivo anche considerando solo gli aspetti di solarizzazione passiva: e questa non è che una indicazione su come disporre masse e volumi, aperture ed aggetti, come orientare gli edifici e come distanziarli, come utilizzare luce ed ombra.

Urbanistica, architettura ed energetica sono strettamente interconesse, sono le tre dimensioni dello spazio progettuale.


Il clima

Il problema energetico in edilizia nasce dallo scarto tra le condizioni che si vogliono assicurare all'interno degli edifici per garantire il benessere termico e le condizioni dell'ambiente esterno.

Tanto maggiore è questo scarto, tanto più difficile sarà il compito del progettista che intenda affidarsi quanto meno sia possibile ad impianti tecnici, e cioè a consumi energetici, per raggiungere lo scopo.
E' quindi necessario conoscere con precisione le caratteristiche climatiche del sito al fine di progettare edifici capaci di interagire in modo corretto con l'ambiente.
Esistono fattori ambientali che influenzano il benessere fisiologico: sono la temperatura, la ventosità, l'umidità e l'irraggiamento; e fattori di reazione dell'edificio inteso come mediatore fra clima locale e benessere fisiologico, sono la trasmittanza e la capacità termica.

L'architettura bioclimatica

L'espressione "architettura bioclimatica" contiene molti concetti diversi. Una possibile esemplificazione li definirebbe come quel complesso di variabili e di soluzioni progettuali che consentirebbe di assicurare all'interno dell'edificio condizioni di benessere fisiologico, tali da ricorrere il meno possibile ad impianti che comportano un consumo di energia non rinnovabile.


In altri termini l'edificio diventa l'intermediario attivo fra ambiente esterno ed ambiente interno, perdendo la dimensione di semplice diaframma fra esterno ostile ed interno confortevole.

Poichè le condizioni esterne variano con il sito e nel tempo, un edificio bioclimatico deve essere in grado di modificarsi di conseguenza, disperdendo poco calore quando fa freddo e nel contempo captare l'energia solare che lo investe, possibilmente immagazzinandola, e respingere le radiazioni nei periodi caldi. Questo comportamento ideale può essere approssimato con alcuni accorgimenti e configurazioni.

Escludendo per scelta di contenimento di gestione i captatori passivi (serre, muri solari ecc.) per prima cosa si devono considerare la forma e l'orientamento dell'edificio.

Forme molto compatte riducono le dispersioni di calore; forme e orientamento determinano l'ampiezza e la posizione delle superfici costituenti l'involucro esterno, influenzando la possibilità di raccogliere radiazione solare e di interagire con i venti; la posizione rispetto ad altri edifici e a rilievi naturali, vegetazione,ecc., influenza la durata dei periodi di insolazione.

Per ridurre le dispersioni è necessario che l'edificio sia isolato termicamente.
Questo significa l'adozione di strati di materiali isolanti sulle pareti opache e su coperture e solai, l'eliminazione o la riduzione dei ponti termici, la riduzione delle superfici vetrate sulle pareti che ricevono poca radiazione solare, l'uso di vetri isolanti e di schermature mobili per le finestre, per ridurre le dispersioni nelle ore notturne.

Pertanto forma ed orientamento devono concorrere a massimizzare la quantità totale di energia solare captata senza penalizzare, tuttavia, il disperdimento totale.

L'energia catturata è funzione dell'orientamento delle superfici captanti e della loro posizione reciproca, a loro volta dipendente dalle esigenze compositive e dalle tecniche di costruzione. Necessità fondamentale sarà quindi quella di far diminuire la differenza fra i disperdi menti "D" e gli apporti solari "A", entrambi funzioni delle variabili sopra descritte.

Notevole importanza nel bilancio termico dell'edificio assumono le superfici vetrate. Alle nostre latitudini, considerando la finestra isolatamente, il bilancio termico (D-A) durante il giorno risulta positivo per esposizioni a nord, est, ovest, mentra risulta negativo per esposizioni a sud.

Sarà, quindi, utile posizionare a sud le finestre captatrici, mentre si cercherà di diminuire o di proteggere la superficie vetrata nelle altre esposizioni.

Infine si calcoleranno gli effetti delle ombre portate, che diminuiscono l'insolazione in inverno, ma contribuiscono ad evitare fenomeni di surriscaldamento durante l'estate.

La distribuzione interna può consentire, inoltre, un più razionale rapporto con le caratteristiche dell'involucro, posizionando infatti, quei locali di scarso utilizzo o di minima esigenza di confort in zone esposte a nord, funzionanti come intercapedine, i locali di maggior uso rimarranno esposti a sud, beneficiando direttamente degli apporti solari.



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